Mentre il Ku Klux Klan si prepara alla sua manifestazione di giubilo per l’elezione di Donald Trump ed il presidente della Commissione Europea in persona, Jean-Claude Juncker, avverte che “con Trump perderemo due anni: il tempo che faccia il giro del mondo che non conosce“, in Italia si cominciano a vedere i primi aggiustamenti di rotta nei confronti del neo presidente Usa.
L’ex Cavalier Berlusconi dopo aver rilevato che tra lui ed il nuovo presidente americano “alcune analogie sono evidenti, anche se la mia storia di imprenditore è molto diversa da quella di Trump” ha aggiunto: “I presidenti si giudicano da quel che fanno. Donald Trump dimostrerà le sue capacità operando per il suo Paese”.
Ieri sera, nell’edizione notturna del Tg3, Linea Notte, il critico dell’arte Vittorio Sgarbi ha urlato in studio: “Hillary Clinton ha le mani sporche di sangue, è una criminale di guerra, mentre Trump ancora non ha fatto nulla”.
Il presidente del Consiglio, sostenitore esplicito del candidato democratico sconfitto, ha deciso di assumere subito il ruolo di ‘statista’ e congratulandosi col nuovo inquilino della Casa Bianca ha detto: “Gli auguro buon lavoro. L’amicizia Italo-americana è solida”.
Bepper Grillo, la vera mina vagante di un M5S con altri leader molto più seri e credibili, con evidente soddisfazione si è lanciato in una delle sue dichiarazioni standard: “È pazzesco. Questa è la deflagrazione di un’epoca. È l’apocalisse dell’informazione, della Tv, dei grandi giornali, degli intellettuali, dei giornalisti. Questo è un Vaffa… generale. Trump ha dato un VDay pazzesco”.
Da sempre fan di Trump, il segretario leghista Matteo Salvini ha tuonato: “È la rivincita del popolo, del coraggio, dell’orgoglio, dei temi del lavoro e della sicurezza, alla faccia dei banchieri, degli speculatori, dei cantanti, dei giornalisti e dei sondaggisti”.
E poi ci sono i ‘sinistri”, i variegati occupanti di un tinello pieno di presunti intellettuali convinti che Bernie Sanders avrebbe sbaragliato le truppe del miliardario newyorkese. I ‘sinistri’ considerano Hillary Clinton una rappresentante del mondo finanziario americano, di Wall Street delle lobbies e quindi una perversa rappresentante del ‘capitalismo’.
In realtà un miliardario, per altro protofascista, è il personaggio più indicato per intrattenere rapporti con settori imprenditoriali, banche e circoli affaristici, ma è difficile far ragionare chi alla ragione sostituisce dogmi.
Ed infatti il neo presidente è favorevole alla vendita delle armi e difende i costruttori, considera le politiche di salvaguardia dell’ambiente il frutto di una farneticazione ed è un amico dei petrolieri e si mormora pensi di inserire nel suo staff, nel ruolo di ministro del tesoro, o Jamie Dimon di Jp Morgan o Steve Mnuchin di Goldman Sachs.
Quasi nessun commentatore ha raccontato poi ai ‘sinistri’ che oltre ai candidati democratici e repubblicani concorrevano alla casa Bianca anche i Verdi ed i Libertariani.
I Verdi, sui quali si è riversata una parte del voto di Sanders, tra loro Susan Sarandon, guidati da Jill Stein, hanno preso l’1,1 per per cento. I Libertariani, una forma radicale di ultra liberisti contrari a qualsiasi tipo di intervento statale in tutti i campi, col loro candidato Gary Johnson, ex governatore del New Mexico e vicino ai repubblicani, hanno raggiunto il 3,2 per cento.
I pochi voti raccolti dagli outsider mostrano come nell’elettorato non vi fosse alcuna propensione verso proposte ‘alternative’ e Sanders, senatore per lo Stato del Vermont e socialista, non era un democratico, ma un indipendente ‘affiliato’ ai dem., quindi una persona poco collegata al tradizionale elettorato di quel partito.
In sintesi si può dire che come sempre l’informazione italiana, i politici italiani e non pochi occupanti del ‘tinello de sinistra’ tendono ad ‘adattarsi’ alle situazioni, dimenticando rapidamente la realtà dei fatti.
Trump, al di là di ogni ragionevole dubbio, trascinerà gli Stati Uniti in un vortice di conservatorismo qualunquista senza precedenti e contemporaneamente, costruendo un asse privilegiato con Londra, diventerà un problema per l’Europa.
In politica interna nessuno è in grado di prevedere quali saranno le sue decisioni, salvo avere una certezza: mai deluderà l’establishment finanziario del Paese. Per un motivo elementare: coi suoi miliardi di dollari ne fa parte.