Sono passati più di quaranta giorni dal voto e Lega e 5Stelle stanno mostando il peggio della partitocrazia. Tra pasticci segreti, poltrone arraffate e veti incrociati.
Gli italiani sono andati alle urne imbottiti di propaganda. Mesi e mesi di chiacchiere leghiste sull’invasione dei ‘negri’, sul ‘diritto a difendersi’, sulle ‘scorribande degli zingari’ hanno eccitato gli animi dei cittadini del Nord, gli stessi che negli anni ’60 non affittavano le case ai ‘terroni’. A Sud, un popolo da sempre lusingato dalle raccomandazioni, dal clientelismo e dal voto di scambio ha deciso di ‘liberarsi’ e così ha votato per i pentastellati, che promettevano il ‘reddito di cittadinanza’, vera manna dal cielo per una terra devastata da disoccupazione endemica e povertà diffusa.
Per la verità i vincitori del torneo marzolino promettevano anche altre cosette. I padani, nel frattempo diventati ‘italiani’, erano pronti a far sparire le tasse e i grillini, passati dal ‘vaffa’ al completino blu da prima comunione di Di Maio, erano pronti ad ‘eliminare tutto il marcio che c’è’ in un battibaleno.
I seggi erano stati chiusi da poco e Lega e 5Stelle già avevano indossato quegli abiti ‘da politici di professione’ che tanto avevano condannato in anni di onorato lancio di slogan.
Il leader pentastellato, giurando di non voler neppure parlare con Berlusconi e con la sua ‘banda malvagia’, ha fatto eleggere a Palazzo Madama Maria Elisabetta Alberti Casellati, una signora che più berlusconiana di così non si può. E per far sedere sulla poltrona più alta di Montecitorio il ‘guevarista’ Fico Di Maio si è preso i voti del razzista Salvini, della post fascista Meloni e del Satana di Arcore.
Subito dopo Di Maio ha gridato al Paese: “Il premier sarò io” e per raggiungere l’obiettivo ha continuato ad amoreggiare con il leader leghista, a sua volta ben felice di confabulare con il bel pentastellato. Anche perchè il secessionista padano pentito è convinto di due cose. La prima è di essere un genio e la seconda di meritare lui il seggiolone di Palazzo Chigi.
E’ cominciata così una avvilente sceneggiata napoletana, fatta di ripicche, giuramenti, allusioni, balle e non detti. Insomma, un teatrino degno della peggiore politica, ma tanto amato dai commentatori da teleschermo e dai corsivisti alla moda. Chissà perchè se in passato i tentativi di accordo erano bollati come inciucio e adesso lo stranissimo tandem Di Maio-Salvini è diventato invece un ‘encomiabile sforzo’ indirizzato alla ‘salvezza della nazione’.
Analizzare nel particolare le sconcezze di queste ultime settimane è avvilente oltre che inutile, siamo infatti fermi al nulla di fatto. Una domanda, invece, andrebbe fatta a quei cittadini che hanno dato il proprio consenso ai due condottieri del momento: ma davvero tutto questo vi sembra il ‘nuovo che avanza’?