In Italia non è più possibile discutere. Tra tifo da stadio, bar dello sport e ignoranza dilagante siamo diventati un Paese senza bussola.
In una delle sue consuete ‘maratone’ Enrico Mentana ha saputo sintetizzare con inarrivabile maestria (involontaria) lo stato delle cose.
Durante la diretta sull’elezione di Macron alla presidenza della Repubblica francese il direttore del Tg de la7 ha bloccato un ‘tassativo’ pubblicitario pur di mostrare le immagini fuori onda del prossimo inquilino dell’Eliseo mentre era al trucco prima della sua attesa dichiarazione televisiva sulla vittoria.
Cosmesi contro spot è davvero il segnale di un disastro che deve essere affrontato. I titoli dei principali quotidiani on line sono da raccapriccio. I lettori, quei pochi che ancora non si (dis)informano leggendo avidamente le fesserie pubblicate sui social, passano da filmati su ‘Belen dà ragione a Stefano De Martino’ ad immagini (delle quali il codice deontologico dei giornalisti proibisce la pubblicazione) “Marina Ripa di Meana nasconde il viso: «Sfigurata dalla terapia»”.
Per i quotidiani è fondamentale far sapere che “La Francia ama i gatti, in Italia prevalgono pesci e canarini” o “chi è il ragazzo col berretto che ha rubato la scena a Macron” (ovviamente solo nella fantasia del giornalista che ha realizzato il servizio).
In televisione, nonostante la crisi di ascolti, i dibattiti non mancano. E gli ospiti sono sempre gli stessi. Che si parli di brasato o di crisi siriana il parterre presenta, senza scampo per il telespettatore, il consueto Barnum di ogni giorno. Che ‘gli opinionisti’ non sappiano una cippa dell’argomento non fa nulla. Se sono donne viene raccomandata una gonna possibilmente corta, se sono uomini si cerca un modo per favorire tesi ‘filogovernative’ o ‘apparentemente radicali’, ma mai, per carità, oggettive.
Si parla di immigrazione e di disoccupazione, di aziende che chiudono o di crisi del commercio, però senza mai vedere o ascoltare le voci di chi è nel guado. Meglio la cronaca nera a tappeto, peggio di un bombardamento, o il gossip a raffica. Meglio le inchieste di Report, must del giornalismo investigativo italico, che da anni trasforma tesi in prove inequivocabili, nutrendo l’ansia giustizialista di un popolo sempre pronto a denunciare le malefatte e per nulla contrario a votare i malfattori. Per non parlare dei ‘testimoni’ di “Dalla vostra parte” che neppure meritano commenti.
Renzi è stato eletto segretario del Pd perdendo un milione di voti (su due) di elettori alle primarie e seicentomila ‘preferenze personali’, ma è diventato per i media ‘il Trionfatore’. Grillo spara fesserie sulle vaccinazioni, poi si rimangia tutto, quindi nega la negazione e si nega a se stesso, ma rimane il faro per decine di migliaia di cittadini.
Una moltitudine immensa di poveracci in fuga da guerra e miserie scappano per cercare una soluzione ai loro drammi in Europa e un procuratore della Repubblica mette sotto i riflettori (non sotto processo, che sarebbe il mestiere per il quale viene pagato) i volontari che li aiutano a non affogare in mare sospettandoli di ‘collusioni’ con gli scafisti. Naturalmente senza lo straccio di una sola prova.
Che importa? Alimentare il dubbio fa lievitare le chiacchiere ed allora ‘avanti tutta’ fino a che il caravanserraglio non si scontrerà contro un muro…
Da mesi non c’è una legge elettorale. Quella precedente, varata dal governo Renzi con un voto di fiducia e con tutto il Parlamento contrario, è stata bocciata dalla Corte costituzionale. Se ne deve fare una nuova, ma il segretario del Pd e capo della maggioranza nelle Camere afferma: “Ci rivolgiamo con deferenza e rispetto al presidente della Repubblica. La legge elettorale è un capitolo fondamentale per la tenuta democratica, ma su cui il Pd non farà la parte del capro espiatorio. Non saremo il signor Malaussene, come direbbe Pennac”. Insomma, non spetta a noi farla. E nessuno, o quasi, spiega agli italiani che è dovere del più forte, cioè di Renzi, presentare la prima proposta. Neppure per sbaglio un direttore apre il proprio giornale con “Il Pd cerca si scaricare sugli altri i propri colossali errori”.
Di giorno in giorno il cancro che sta divorando il Paese si aggrava ed invece di approntare una terapia in grado di combattere il male sembra che un popolo intero si impegni nella ‘danza della pioggia’.
Quanto ancora potrà durare questa agonia?