Con l’arrivo al potere di Giuseppe Conte trionfa un mix pericolosissimo di arroganza post fascista e tifo da stadio. L’Italia della Resistenza sta morendo per sempre.
All’indomani della fine del fascismo e della Seconda Guerra Mondiale un Paese in macerie decise di cambiare strada. La monarchia fu liquidata ed i cittadini affidarono la guida del Paese ad uno straordinario gruppo di geni della politica.
Einaudi, Togliatti, Nenni, De Gasperi e tanti altri rifondarono una nazione e, nonostante lo scontro frontale tra sinistra e democrazia cristiana, la Guerra Fredda e l’integralismo di una parte del mondo cattolico più conservatore, si lavorò da matti per migliorare la vita dei cittadini.
Stragismo, tentativi di golpe, terrorismo non sono riusciti a fiaccare la Repubblica democratica. Il degrado è cominciato quando la corruzione ha preso a dilagare, negli anni ’80 con l’arrivo dei nani e delle ballerine di Craxi e poi con il berlusconismo e con la liquidazione della sinistra riformatrice, sostituita con quella riformista.
La macchina da guerra del Cavaliere, armato delle sue televisioni e coi i suoi luogotenenti mediocri, ha distrutto non solo la cultura di sinistra, ma anche quella liberal-democratica. Si sono affermati un qualunquismo misto a tifo da stadio, le banalità alla Grande Fratello, la visione di un futuro dopato con demagogia e balle. E soprattuto ha vinto il leaderismo, i partiti sono diventati personali e nell’immmaginario popolare hanno preso le sembianze di squadre di calcio. Per far politica si è cominciato a “scendere in campo”, a tifare come allo stadio.
Berlusconi, Renzi, Salvini, Grillo sono tragicamente eguali. Approsimazione, superficialità, propaganda e soprattutto l’individualismo sfrenato di chi vuole comandare in nome del popolo, ma che per farlo ha bisogno di sudditi.
Adesso è arrivato l’ultimo anello della stessa catena del disastro. Non è cominciata la Terza Repubblica, ma semplicemente sta morendo definitivamente la Prima.
In Parlamento nessuna forza politica ha ideali in grado di immaginare il Paese del futuro, in un mondo che è ormai multiculturale, cosmopolita, multireligioso. In Italia si vince nutrendo la paura del diverso, dello straniero, del crimine che dilaga.
In queste ore che dovrebbero essere di grande allarme per chi ha a cuore il destino della democrazia si giustifica il curriculum taroccato di un premier sconosciuto, si accetta un presidente del Consiglio telecomandato, si invoca la liberalizzazione sull’uso delle armi, si aspettano le espulsioni di massa, si auspica la separazione dall’Europa. E tante altre follie.
Il successore di Papi Silvio e del Pallonaro di Rigano sull’Arno dice che sarà ‘avvocato degli italiani’ e dimentica, come i suoi colleghi passati di moda, che il ruolo del Presidente del Consiglio è quello di servire lo Stato.
In rete chi si permette di criticare il M5S o la Lega viene aggredito da migliaia di commenti di questo tenore: “Veramente questo è feccia comunista informati bene. I fascisti erano più eleganti e avevano rispetto per le istituzioni” oppure: “Chi ha governato finora, tutti titolati, autentici fenomeni nell’arte del furto e degli imbrogli, i risultati si sono visti!”. O anche: “Davvero un governo dei cittadini…niente burocrati, banche, Europa, poteri forti….un capolavoro. Un governo politico non politico…..tu (Di Maio, ndr) e Salvini adesso avete l’avvocato in casa”.
Intanto è cominciato l’arrembaggio. Il nuovo governo fascio-grillino dovrà nominare decine e decine di persone nei posti chiave. Dalla Rai agli enti di Stato. Ecco che ‘qualcuno’, a soli pochi minuti dall’incarico, si presenta entusiasta in televisione ed omaggia i nuovi padroni. Patetico il prof. De Masi sostiene di essere contento per Conte “collega univesitario e meridionale”, rattristante Freccero che enfaticamente ispirato dice “è fotogenico, sarà una meraviglia per i conduttori televisivi, buca, buca lo schermo!”. Avvilente Mentana, eccitato dal suo stesso tono di voce entusiasmato mentre vede il Taroccatore scendere da un taxi e pagare la corsa e non ricorda ai telespettatori che dietro, fuori campo, come fu per Fico sull’autobus, ci sono le auto di scorta e gli uomini della sicurezza di Stato, costretti a rendersi invisibili per consentire lo show populista.
Se in questi giorni sindacati, associazionismo, movimenti democratici e antirazzisti non faranno sentire la loro voce pur fioca ed il governo padano-grillino entrerà in servizio assisteremo in poche ore alla strage dei diritti.
Perchè Salvini ed i suoi sostenitori, i veri padroni dell’esecutivo (i pentastellati sono undici milioni di nulla), cominceranno subito a ‘ripulire’ il Paese dai ‘negri’, dagli ‘zingari’, da ‘quelli lì’. E soprattutto sarà accertato che ‘mentire un poco’ (taroccare il curriculum) non è una cosa ‘così grave’. Senza tener conto che in Gran Bretagna lord Michael Bates, ministro del Dipartimento internazionale per lo sviluppo, si è dimesso per due minuti di ritardo.
Un epilogo mortuario per un popolo che preferisce amare i pifferai e non la Libertà.