L’alleanza tra padani e grillini è un pericolo per la democrazia. Eppure sembra che nessuno se ne accorga.
Da oltre due mesi l’Italia è senza governo mentre, non rispettando la consuetudine costituzionale, due forze politiche stanno decidendo fuori dal Parlamento il destino del Paese. Questo si chiama ‘colpo di stato’.
Dalla fondazione della Repubblica in poi la formazione del governo ha seguito una procedura semplice e sempre eguale.
Il Capo dello stato, dopo aver consultato partiti e istituzioni, valuta le proposte di chi gli annuncia di possedere una maggioranza parlamentare e gli affida l’incarico di guidare il futuro governo.
Il presidente incaricato si riunisce coi partiti che lo appoggeranno ed elabora il programma. Stabilito il che fare ed i nomi dei ministri, il futuro premier si reca dal Presidente della Repubblica e descrive cosa farà. Quindi si presenta alla Camera ed al Senato e dopo aver descritto il programma riceve il voto di fiducia.
Salvini e Di Maio non hanno rispettato la consuetudine e sovvertito le regole democratiche che fino ad oggi hanno regolato la vita dello Stato.
Senza alcun incarico da parte del Presidente della Repubblica, Lega e M5S hanno deciso in una sede del tutto extraparlamentare i destini del Paese ed hanno di fatto negato l’art. 95 della Costituzione che recita: “Il Presidente del Consiglio dei Ministri dirige la politica generale del Governo e ne è responsabile. Mantiene l’unità di indirizzo politico ed amministrativo, promuovendo e coordinando l’attività dei Ministri. I Ministri sono responsabili collegialmente degli atti del Consiglio dei Ministri, e individualmente degli atti dei loro dicasteri.La legge provvede all’ordinamento della Presidenza del Consiglio e determina il numero, le attribuzioni e l’organizzazione dei Ministeri”.
Il ‘Contratto’, infatti, non è stato redatto dal Presidente del Consiglio incaricato, ma da due capi politici e da loro collaboratori. Il Presidente del Consiglio non è stato nominato dal Presidente della Repubblica, ma a lui imposto da due capi politici. Anche i ministri non sono stati nominati dal Presidente della Repubblica su indicazione del Presidente del Consiglio, ma decisi sempre dagli stessi capi politici. Di fatto il Capo dello stato ed il premier sono stati privati delle loro prerogative.
Prima ancora di presentarsi al Quirinale e davanti al Parlamento, poi, Lega e M5S hanno hanno sottoposto il ‘Contratto’ ad un presunto plebiscito chiamando i cittadini e i loro sostenitori ad approvarlo o in rete o nelle piazze, di fatto umiliando il ruolo della presidenza della Repubblica e delle Camere.
La presunta ‘rivoluzione’ padano-grillina, quindi, non rappresenta il superamento della partitocrazia, ma paradossalmente ne mostra il trionfo.
Il velo formale che i partiti, nella loro voracità, avevano almeno preservato è stato strappato e i capi di due forze politiche, in solitudine, hanno deciso per i fatti propri, fuori dalle regole stabilite dalla Costituzione e dopo aver esaturato il Presidente della Repubblica, il Presidente del Consiglio ed il Parlamento. Salvini e Di Maio di fatto si sono nominati ‘sovrani’, arrogandosi il diritto di nominare oggi e di controllare domani l’operato del governo.
Domani perchè il ‘Contratto’ prevede che i parlamentari non abbiano più libertà decisionale (libertà di mandato), ma debbano eseguire gli ordini dei loro partiti, pena la decadenza, e che il Presidente del Consiglio debba essere controllato durante il suo operato da un organismo extraparlamentare, il Comitato di Conciliazione, composto dai segretari di Lega e M5S e dai capigruppo delle due formazioni.
Spiegare ai cittadini che in democrazia le forme sono sostanza e che questo ‘strappo’ alla Costituzione è di una violenza straordinaria dovrebbe essere il primo impegno di chi crede nella libertà. Invece nessuno, a cominciare da Pd, LeU ed altre forse progressiste e di sinistra, sta chiamando i cittadini a difendere lo stato democratico.
Mala tempora currunt.