Presto a comandare in Italia potrebbero esserci ‘ignoranti assoluti’. Salvini e Di Maio non hanno alcuna esperienza per guidare il Paese.
La presunta ‘Italia del cambiamento’ potrebbe essere in realtà un caso di ‘eutanasia di uno stato’. A guardare con cura l’essere e l’agire dei leader di M5S e Lega c’è di che preoccuparsi.
Il Capo leghista, a dispetto della sua passione per la ‘meritocrazia’, nella vita non ha mai fatto altro che frequentare….la Lega. Nato nel 1973, nel 1993 a venti anni, è stato eletto consigliere comunale. Ha provato a laurearsi, ma dopo qualche esame a di Scienze Politiche ha cambiato corso di laurea, si è iscritto a Scienze Storiche ed ha mollato senza mai arrivare alla tesi. Ex frequentatore del centro sociale milanese Leoncavallo, di estrema sinistra, ha maturato negli anni una confusione mentale non ha poco. Tanto da aver spiegato così il suo avvicinamento all’estrema destra neofascista di Le Pen, Farage ed Orban: “Per assurdo vedo più valori di sinistra nella destra europea che in certa sinistra. Questi partiti e questi movimenti sono quelli che oggi difendono i lavoratori, quelli che conducono battaglie giuste come quella per il ritorno al locale. Allora non ci vedo nulla di strano a cercare un dialogo con chi oggi incarna la resistenza a questa Europa sbagliata”.
Non è necessario essere dei politologi per sapere come a sinistra non siano di casa razzismo e xenofobia, tanto cari a Salvini. E poi proposte come la flat tax, che eliminando le differenze di reddito tassa tutti nello stesso modo, non favorisce certo chi guadagna di meno, ovvero i lavoratori, ma piuttosto premia i ricchi. Un esempio: pagare mille euro di imposte quando il reddito è di 10mila non è come versarne 5000 se in un anno in casa, di euro, ne entrano 50mila.
Luigi di Maio ha un profilo non differente da quello del suo collega leghista. Anche se le scelte dei padri non riguardano i figli, il genitore del ‘capo politico’ pentastellato è stato dirigente del Movimento Sociale Italiano e di Alleanza Nazionale. Insomma, un post fascista.
Nato nel 1986, dopo la maturità classica, ‘Giggino’ si è iscritto ad Ingegneria. Non gli piaceva ed allora ha cambiato facoltà passando a Giurispudenza. Mai è arrivato alla laurea. Ha lavorato qualche volta facendo lo steward allo Stadio San Paolo di Napoli. E’ stato candidato alla Camera dei Deputati con la legge elettorale detta Porcellum ed è stato eletto nel 2013 con soli 173 voti di preferenza. Un miracolato, insomma.
In queste ore i due stanno decidendo il destino del Paese. Dopo anni di propaganda su trasparenza e streaming i cittadini non sanno nulla delle trattative che da settimane sottotraccia sono in corso tra leghisti e 5 Stelle. E neppure di cosa si stia parlando a riguardo del ‘contratto’ si ha notizia alcuna. Come è stato per la peggior politica del passato, il segreto circonda le trattative, ma non solo.
Pare che non riuscendo a mettersi d’accordo sul presidente del Consiglio i due ‘capi’ stiano pensando ad un nome ‘terzo’ per la guida del governo.
La Costituzione a questo proposito è chiara. “Il Presidente della Repubblica nomina il presidente del Consiglio dei ministri e, su proposta di questo, i ministri” recita l’articolo 92 della Carta. Poi, all’articolo 95 si legge: “Il Presidente del Consiglio dei ministri dirige la politica generale del Governo e ne è responsabile. Mantiene l’unità di indirizzo politico ed amministrativo, promuovendo e coordinando l’attività dei ministri”.
Violando lo spirito della Costituzione Salvini e Di Maio stanno invece scrivendo loro da soli il programmma e sceglieranno un Capo del Governo al quale affideranno le mansioni di mero ‘esecutore’.
Per essere chiari anche con chi non mastica di politica è come se in una squadra di calcio l’allenatore fosse costretto a sottostare totalmente alle decisioni del Presidente della società. Non il ‘Mister’ quindi a decidere i giocatori e stabilire la tattica di gioco prima della partita, ma il ‘padrone’.
Se poi si pensa che il possibile futuro presidente del Consiglio, oltre ad eseguire ordini presi altrove sarà anche sottoposto ad un test a cura di una azienda privata, ‘la Casaleggio associati’, che dovrebbe organizzare un ‘referendum’ in internet tra gli iscritti dei 5 Stelle (non tra gli elettori) per valutare il gradimento all’operazione (senza alcun controllo di terze parti indipendenti in grado di verificare la regolarità della consultazione) c’è di che preoccuparsi.
Davvero la ‘nuova Italia’ può nascere da un simile intreccio di manovre, incompetenza e mancanza di trasparenza?
Sappia il lettore che per governare in modo serio i ministeri è indispensabile un apparato ampio di specialisti. Segretari generali, capi di gabinetto, consulenti giuridici sono fondamentali per la vita di un esecutivo. Debbono essere persone fidate e soprattutto omogenee con le scelte programmatiche fatte dalla maggioranza parlamentare.
Ma se mai Di Maio o Salvini hanno messo piede in un ministero, neppure come ospiti, come faranno a guidare una macchina complessa come lo Stato? La Lega da anni è un partito di governo (altro che nuovo che avanza) e qualche persona per coprire i ruoli la possiede, ma per i pentastellati c’è da chiedersi dove troveranno il personale da affiancare ai ministri per garantire il funzionamento delle istituzioni?
Nella sua farneticante politica del ‘pop corn’ un altro esemplare di incompetenza, il segretario del Pd Matteo Renzi, sa molto bene che il fallimento per il futuro esecutivo ‘giallo-verde’ è cosa certa. Sogghigna in attesa del disastro, è troppo stupido per comprendere che le conseguenze le pagheranno i cittadini e soprattutto i più deboli.
Come sempre.