Centinaia di pasdaran del Movimento setacciano i social aggredendo chiunque mostri dissenso. Un bombardamento di insulti pericolosissimo per la democrazia.
I fatti del giorno: la sceneggiata sulla formazione del nuovo governo va avanti come un disco rotto, il Corriere della Sera pubblica un surreale ‘programma’ elaborato da un tecnico dal nome favoleggiante, Giacinto della Cananea, e nelle elezioni molisane il raggruppamento di Di Maio perde 6 punti percentuali in 40 giorni, ovvero dalle ultime politiche.
Intanto il Paese è sommerso da un debito pubblico devastante, la qualità della vita è precipitata senza precedenti, l’efficienza dei servizi pubblici essenziali è sempre più compromessa, lo stato è nelle mani di politici incapaci, quale che sia il partito o il movimento al quale appartengono. Però nessuno reagisce.
E poi c’è il tifo. Una patologia che sembra aver colpito milioni di cittadini e che spinge i contagiati in oscuri percorsi mentali nei quali l’ovvio si trasforma in convinzioni assolute quanto demeziali.
Gli infetti sono equalmente distribuiti tra Lega, renziani, Fratelli d’Italia, Forza Italia, ma i più colpiti sono quelli del M5S.
Un esempio: il programma di Di Maio aveva un caposaldo fondamentale, il reddito di cittadinanza, in nome del quale il Sud aveva dato consensi plebiscitari ai grillini di un tempo (il comico da un po’ sembra sparito tra le nebbie). Nel ‘contratto di governo’ elaborato dal prof. Della Cananea e pubblicato dal quotidiano milanese, quella irrinunciabile battaglia è diventata “potenziamento dei sistemi attuali di sostegno al reddito”. Tutto o nulla, ma non di certo la proposta originaria. Eppure nessuno tra i seguaci del ‘capo politico’ pare indignarsi, per i tifosi tutto va bene come sempre.
Qualcuno si ricorda l’ira funesta del Movimento contro Euro ed Europa? Qualcun altro ha memoria del referendum per l’uscita dalla moneta comune? Bene, sempre secondo il programma di Della Cananea per Di Maio il M5S adesso lotta “per mantenere gli impegni già assunti in sede europea. Ma il governo sarà fermo nel pretendere il rispetto dell’eguaglianza tra gli Stati che fanno parte dell’Unione”. E i tifosi? Applaudono senza obiettare.
Insomma, appare evidente quanto sia torbido il panorama e quanto la capacità di giudizio individuale appaia del tutto annullata. Intanto nel Web…
Polemizzando con il programma Omnibus de La7, rete non certo ostile al Movimento, Oliviero Soffritti scrive su Facebook: “...Trasmissione vergognosa e che non rispetta il volere degli Italiani ma solo il vostro. Avanti Tortora così si fa giornalismo ed informazione. Spengo per indignazione. Ma Cairo legge qualche commento sui vostri talk. A lui non frega nulla se agli Italiani queste trasmissioni siano condotte in questo modo, l’importante che ci siano persone che si bevano le pubblicità“.
E subito un’altra pentastellata, Francesca Giannattasio, aggiunge: “Tortora il giornalista che fu condannato a dieci anni nella sentenza di primo grado incarcerato e poi assolto?“. Il processo Enzo Tortora, come è noto, è diventato un caso giudiziario storico, ma la voracità manettara dei movimentisti non si placa e soprattutto non distingue mai. Se non si ascolta quello che ‘piace’ si spegne la tv e Gaia Tortora non è suo padre…
Quelle citate sono solo due battute, ma rappresentano bene lo tsunami di confusione che colpisce senza tregua la rete. In qualunque discussione, anche la più banale, le milizie digitali del M5S attaccano senza tregua. Centinaia di migliaia di tweet, di post, di commenti sommergono anche chi si permette di suggerire una ricetta di cucina. Nessuno è escluso.
Il peso di questa offensiva è devastante, ma non sembra interessare gli osservatori. Il ‘dominio territoriale’ del Web e il ‘controllo assoluto’ dei social non consentono un normale sviluppo della dialettica democratica e, mortificando il contraddittorio, legano ampi settori dell’opinione pubblica in un indissolubile ‘patto di fratellanza’ con le milizie pentastellate.
La strategia di Casaleggio mira a costruire un sistema nel quale la ‘democazia atomica’, in parole povere ‘gli umani veri’, sono sostituiti da ‘soggetti politici digitali’, ovvero dai pasdaran della rete. La sconfitta del M5S in Molise dimostra che quando il voto riguarda aree specifiche, ovvero problemi concreti, i pentastellati ancora non riescono a sfondare, mentre dilagano quando a contare sono le suggestioni, cioè la materia prima delle discussioni sul web.
Il problema politico del momento in Italia è qui. La crisi dei media tradizionali, l’uso massivo dei social da parte dei giovani, la scomparsa totale di organizzazioni politiche nel mondo reale affida ad internet enormi spazi per la costruzione del consenso. E se c’è una dittatura nel cyberspazio le possibilità di trovarsi prima o poi un regime occulto nello ‘spazio reale’ è fortissima.
I ‘grandi pensatori’ e gli ‘opinionisti’ sono troppo occupati nell’analisi sulla spartizione delle poltrone per accorgersi che presto potrebbe non esserci neppure uno strapuntino sul quale sedersi.