Il presidente del Consiglio ha parlato alla Camera e ripetuto la tesi americana sui gas. Peccato che non ci siano prove e che i precedenti lo smentiscano.
Il premier ha detto davanti all’Assemblea di Montecitorio: “Negli negli ultimi 10 giorni, a partire dalla notte del 7 aprile, sappiamo che sono stati usati cloro, sarin o agenti assimilabili. Fonti diverse hanno confermato decine di morti e centinaia di feriti […] Il regime di Assad ha fatto ripetutamente uso di armi chimiche”.
Nel 2014 il Premio Pulitzer Seymour Hersh, il notissimo reporter investigativo statunitense che scoprì la strage di Mi Lai in Vietnam, realizzò una inchiesta sull’attacco con gas del 21 agosto 2013 contro Ghuta attribuita al governo di Damasco dimostrando che in realtà gli esecutori della strage erano stati i miliziani islamisti sostenuti ed addestrati dagli Stati Uniti e che ad orchestrare la manovra poteva essere stato il governo turco.
Il reportage (testo integrale in inglese) fu rilanciato in Italia dal quotidiano la Repubblica, che scrisse: ” Le accuse ad Assad servivano per provocare l’intervento americano nella guerra civile. Si trattava di un complotto in cui era coinvolta la Turchia di Erdogan”.
Il quotidiano romano aggiunse: “Secondo la fonte riservata utilizzata da Hersh fu l’intelligence britannico, in collaborazione con i servizi russi, a fornire le prove che gli agenti chimici utilizzati non provenivano dagli arsenali del governo siriano, ma dai ribelli. L’intelligence americano sapeva che i ribelli di al Nusra, sostenuti dalla Turchia, stavano producendo armi chimiche. Il premier Erdogan aveva assoluto bisogno in quella fase che gli Stati Uniti intervenissero a fianco dei ribelli che stavano perdendo la guerra”.
Gentiloni ha ‘dimenticato’ questo precedente, sebbene il contesto nel quale si sarebbe svolto il bombardamento con gas che ha poi dato il via all’attacco missilistico di Stati Uniti, Francia e Regno Unito sia assolutamente simile a quello del 2013.
Di nuovo le formazioni islamiste nemiche di al-Assad sono in rotta e di nuovo il governo siriano sembra aver ripreso il controllo di gran parte del Paese.
Secondo Gentiloni L’Italia “è un coerente alleato degli Stati Uniti” perchè “in gioco ci sono i valori” dell’Occidente. Per il presidente del Consiglio “l’Italia è sempre stata da questa parte, è una scelta di campo perchè in gioco non c’è solo la riconoscenza per chi ha liberato il nostro Paese dal nazifascismo. Ci sono in gioco i nostri valori e nessuna stagione sovranista può portare al tramonto di questi valori”.
A Gentiloni non sono bastate le menzogne di Washington sulle inesistenti ‘armi di distruzione di massa’ di Saddam Hussein, che hanno portato all’invasione occidentale dell’Iraq ed alla distruzione della convivenza civile in quel Paese. E neppure l’infinita guerra afghana, cominciata dalla Casa Bianca armando le prime organizzazioni terroristiche integraliste quando ancora esisteva l’Unione Sovietica. E neppure il disastro libico, che ha generato un’altra tragedia umanitaria di dimensioni spaventose.
Per il Capo del governo italiano “in Siria non ci sarà ricostruzione senza prima una transizione” vista la presenza di “diverse forze con diversi credi religiosi e diverse componenti etniche”.
Gentiloni finge di non sapere che prima della guerra la Siria era l’unico stato laico rimasto nella regione, che alle donne era garantito il diritto di voto e la parità sul lavoro, che non si segnalava la presenza di movimenti islamisti e che cristiani e musulmani vivevano tranquillamente ed in pace.
La costruzione dei ‘mostri’, tanto cara alla propaganda occidentale, ha dipinto Bashar al-Assad come un dittatore sanguinario, anche se un gran numero di suoi concittadini continua a sostenerlo nonostante la lunga guerra e col Paese quasi completamente distrutto.
Il premier italiano affida alle potenze occidentali il compito di concedere il ‘visto di legittimità’ ai governi del Sud del Mondo, delegando a Washington il diritto di promuovere alcuni e di bocciare altri. Insomma, siamo tornati al tempo nel quale gli Usa erano i ‘gendarmi del mondo’.
La pericolosità delle posizioni di Gentiloni, applaudito a scena aperta sia dal suo partito che da Forza Italia, è evidente. Appiattirsi in modo acritico sull’atlantismo spalanca le porte alle formazioni sovraniste come la Lega, vicine alla Russia di Putin o a Le Pen in Francia o Orban in Ungheria ed indebolisce chi rappresenta di posizioni contrarie alla guerra e favorevoli alla coesistenza pacifica tra nazionalità diverse. L’appoggio alla Casa Bianca ‘senza se e senza ma’, in un momento nel quale il presidente Usa è uno dei personaggi più controversi ed opachi del pianeta, rischia produrre nel futuro problemi molto seri al nostro Paese.
Il discorso sulla Siria di Gentiloni svela in tutta la sua drammaticità una crisi dei valori della sinistra italiana alla quale nessuno oggi sembra saper porre rimedio.