Al voto, al voto… ed intanto si rischia di morire


I dati sulla spesa sanitaria degli italiani sono agghiaccianti. Per non parlare di omeopati, vaccino-antagonisti, neo filosofi dell’alimentazione…

La politica, o meglio ‘i politici’, sono ormai ‘fuori come un balcone’. Che siano di centro, di destra, di sinistra, nuovi, vecchi, rottamatori o rottamati il panorama è desolante. E non si tratta di ‘anti politica’, ma di fatti.

In queste ore i nostri rappresentanti in Parlamento, eccitati dal latino del bar dello sport, sono impegnati in uno slalom gigante tra Mattarellum, Porcellum, Consultellum o Italicum. E sono arrivati persino al Rosatellum, che non è il nome di un vino in cartone da hard discount, ma l’ennesimo sistema per eleggere ‘classe dirigente’ incapace.

Tuttavia, mentre costoro sono immersi in questa epica fatica, Cinque Stelle compresi, succedono altre cose.

Inutile ricordare il medico omeopata-garzone di supermercato che ha curato la banale otite di un bimbo con l’acqua fresca ed in questo modo lo ha condannato a morte. O la rissa nel governo tra chi voleva vaccinare i bambini ed impedire agli inadempienti di entrare nelle scuole e chi, in nome del ‘diritto allo studio’, si opponeva. Inutile parlare dei ragazzi che giocano con la ‘Balena azzurra’, la ‘Blue Whale’, e vanno così fuori di testa che qualcuno di loro poi si suicida. Ed anche non val la pena di far notare che il 63,8 per cento dei giornalisti professionisti lavora gratis o che la maggior parte di chi è nella fascia di età tra i 16 ed i 35 anni non ha quasi alcuna possibilità di potersi costruire un futuro.

A far notizia sono le mise delle mogli dei leader mondiali al G7 o le cosce più o meno esposte di qualche attrice a Cannes.

Però… un però c’è. Tra il 2001 ed il 2014 la spesa sanitaria privata per cittadino è salita di più di 100 euro, arrivando a 553 euro pro capite. Sempre secondo la Corte dei Conti, che ha fatto un po’ di conti, si perdoni i gioco di parole, nel 2015 le cose sono ulteriormente peggiorate e si sono raggiunti i 574 euro a persona.

Il sistema sanitario nazionale, insomma, è gratis, ma fino ad un certo punto.

Gli abitanti del Nord Italia nel 2015 hanno speso di tasca propria 19,7 miliardi di euro, pari al 56,5 per cento del totale. Al centro si è arrivati a 6,8 miliardi (pari al 19,5) ed al sud ad 8,4 miliardi (il 24 per cento), per un totale di 34,9 miliardi.

Un fiume di denaro che mostra i buchi del Sistema sanitario nazionale. Settimane o anche mesi per ottenere un esame, fatiche inenarrabili per essere visitati da medici occupatissimi negli ospedali pubblici, ma che non di rado sono liberissimi invece nei loro studi privati.

Interessante la relazione, poi, tra ricchezza diffusa e spesa pro capite. In Val D’Aosta i cittadini spendono 799 euro a persona, in Lombardia 782, in Trentino 764. Ma in Puglia la cifra scende a 513 euro, in Abruzzo a 474, in Sicilia a 422, in Basilicata a 416, in Molise a 394 euro, in Calabria a 377, in Sardegna a 354 euro, in Campania a 304.

Insomma, nelle regioni più povere si spende meno e non perchè il sistema sanitario pubblico sia più efficiente, ma solo perchè chi non è in grado di pagare rinuncia al medico.

Demoskopika ha rilevato che nel 2016 quasi 11 milioni di italiani non si sono curati per mancanza di soldi.

Le cause sono liste di attesa infinite nelle strutture pubbliche e viaggi troppo cari per raggiungere luoghi nei quali il sistema sanitario è meno inefficiente e ci vuol meno tempo per ottenere un consulto.

In pratica l’anno scorso quasi una famiglia su due ha rinunciato a fare un esame ritenuto necessario, delle analisi o ancora una visita specialistica.

E chi subisce tutto questo? Secondo il Censis sono 2,4 milioni di anziani e 2,2 milioni di giovani sotto i 35 anni.

Intanto il latinorum dilaga. Ma d’altra parte per alcuni le liste di attesa non esistono.

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