La ex Compagnia di bandiera è sull’orlo del precipizio. I veri responsabili latitano e si da la colpa ai lavoratori.
Quando alla fine del 2008 si firmò l’accordo per la cessione a Cai di Alitalia chi scrive era uno dei giornalisti che seguiva la trattativa.
Da un articolo di quel tempo che spiega come già fosse evidente il crack di oggi.
“La ‘cordata patriottica’ metterà in campo una compagnia che dovrebbe contare su una flotta di 148 aerei, 70 destinazioni e 670 voli al giornalieri. Delle 70 destinazioni, 23 saranno nazionali, 34 internazionali e 13 intercontinentali.
La sola Alitalia possedeva oltre 180 aerei, trasportava circa 24 milioni di passeggeri ed aveva circa 650 slot (diritti di decollo e atterraggio).
Prima delle ultime decisioni prese dal Commissario straordinario Fantozzi (diminuzione del numero dei voli, soppressione di destinazioni, insufficienza del personale e conseguenti cancellazioni) che hanno prodotto un danno forse irreparabile per il marchio Alitalia, la Compagnia di bandiera aveva un suo spazio di mercato consolidato. Oggi nessuno è in grado di valutarne la forza reale.
Air One è da tempo nei guai. Gli aerei sono mezzi vuoti ed è in perdita. Fino a giugno del 2008 il rapporto tra i posti disponibili e quelli occupati da viaggiatori è stato il più basso d’Europa tra le quasi trenta compagnie dell’Aea. Nel 2007 ha perso 32 milioni ed il fatturato è stato di 785 milioni. Alla fine del 2007 aveva novecento milioni di debito, salito a oltre un miliardo nei primi sei mesi del 2008.
Le due compagnie, pur fuse in Cai, rimaranno per ora (e per quanto?) distinte e le presunte sinergie saranno tutte da verificare. Alitalia aveva un fatturato pari a circa sei volte quello di Air One, ma è stata valutata complessivamente 1.052 milioni compresi i debiti e i fondi accantonati per i biglietti premio del programma Millemiglia. Sabelli, amministratore delegato di Cai, in una sconcertante dichiarazione, ha detto: “Non facciamo un confronto con quanto pagato ad Alitalia. Il negoziato con Toto (790 milioni, ndr) è stato molto duro, come è normale tra imprenditori privati (Toto è sociao di Cai, ndr). E per Alitalia abbiamo pagato un prezzo corretto di mercato, lo ha riconosciuto il perito nominato dalla Ue”.
Sulla base di dati del 2006, Alitalia impiegava 62 lavoratori per aereo, Iberia 159, British Airways 808, Air France-Klm 659, Lufthansa 542 . Se si valuta la produttività un lavoratore Alitalia produceva in quell’anno 413.300 euro, mentre un suo collega Lufthansa 210.000 e di Air France-Klm 188.900 . Per il trasporto merci la Compagnia era al primo posto in Europa per produttività.
Perch la crisi allora? Alitalia, per ogni 100 euro di entrate ne spendeva 15,6 per il personale e 94,2 per spese indistriali o accessorie (si fa per dire) ed aveva pure passivo di 9,9 euro. Air France-Klm, per la stessa cifra in entrata ne destinava per il personale 31,5 e 65,6 per il resto, producendo un utile di 2,8 euro.
Alitalia spendeva il 25 per cento in più degli altri concorrenti per carburante, tasse areoportuali, ricambi, forniture, alberghi, consulenze esterne, pubblicità, catering. Il personale invece costava la metà o poco meno. La resposabilità di cattiva gestione, quindi, erano da attribuirsi al management e sarebbe interessante se la magistraura valutasse la congruità dei contratti di acquisto, le convenzioni, le consulenze, indagasse su chi li ha stipulati e con l’autorizzazione di chi altro. E se tutto è indubitalmente limpido.
Il 25 per cento di spese in più, se valutato sul bilancio 2006, equivaleva a 1 miliardo e 100 milioni di euro. Un controllo su quel capitolo avrebbe prodotto utili fino a 500 milioni di euro.
Il ridimensionamento prodotto da Cai sembra ignorare questi dati e interviene ulteriormente sul costo del personale, taglia occupazione e prodotto reale e concentrando l’attività sui voli a corto raggio limita anche la redditività complessiva, perchè i voli nazionali hanno un bassissimo livello di utile.
I ‘press agent’ di Cai sono anche fortunati, perchè i dati che abbiamo riportato sono pubblici e facilmente consultabili, se solo qualche giornalista trovasse il tempo e la ‘fantasia’ per occuparsene. Ma vista la qualità e l’indipendenza dei Media italiani c’è poco da sperare”.
Così è cominciata l’agonia di Alitalia, tra informazioni distorte e vere e proprie menzogne. E tanto ci sarebbe da scrivere in difesa di uomini e donne che per la loro preparazione professionale rimangono ancora tra i migliori al mondo.
Qui di seguito il link di un altro articolo del novembre del 2008. Senza tornare a quel terribile autunno-inverno nulla si capisce del presente.