Alla fine, dopo anni di conflitti ed incomprensioni, D’Alema, Bersani, Rossi, Speranza ed altri se ne sono andati.
Sbaglia chi crede alla propaganda renziana, che rilancia la tesi secondo la quale i ‘profughi’ siano fuggiti per conflitti personali o per questioni di interesse di gruppo o personale.
Il Pd è nato su un equivoco ed è per questo che in realtà non è un partito, ma solo un sistena di gestione del potere.
Quando Veltroni formulò al Lingotto di Torino le tesi sostanziali di quel ‘coso’, furono elaborate della linee guida basate su un modello già sconfitto, il totem del cosiddetto blairismo. Era la ‘sinistra alla Thatcher’, quella che guardava con simpatia all’egemonia del capitalismo finanziario, che mal sopportava lo stato sociale, che promuoveva le privatizzazioni, che odiava il sindacato ed i diritti dei lavoratori, che inventava armi di distruzione di massa per rubare il petrolio dell’Iraq insieme a Bush. I veltroniani erano sostenitori della globalizzazione, contrari alla rappresentanza e fautori dell’autosufficienza di un partito all’interno di un sistema maggioritario e bipolare, nemici giurati non delle ideologie, ma degli ideali, tanto da rimuovere qualunque traccia della storia passata dalla nuova formazione politica. Al Lingotto Persino Bella Ciao fu sostituita con “A whiter shade of pale” dei Procol Harum, scelta imbecille pure per gli amanti di quella canzone e del rock.
E’ da lì che parte la malattia del Pd. E siccome gli anni hanno mostrato come ‘il blairismo’ fosse non sbagliato, ma dissennato, chi ne ha assunto i caratteri, ovvero una parte considerevole della sinistra europea, oggi è alla canna del gas.
Poi, nel caso del Pd, c’è da aggiungere anche la ‘fusione fredda’ con la Margherita, altra creatura stravagante, guidata da un ex radicale, Francesco Rutelli, convertito al papismo e farcita di ex democristiani di seconda linea.
L’idea spacciata dai fautori del Pd era quella di voler costruire una sintesi tra cattolicesimo progressista e sinistra post comunista. In realtà era un frullato misto senza identità, talmente pasticciato da aver alla fine prodotto il Bomba, Bimbominkia, il Bullo di Rignano (come viene soprannominato), al secolo Matteo Renzi.
Adesso i nodi sono finalmente venuti al pettine. A velocità italiana, ovvero secondo gli usi della lumaca, ma è successo. Gli ‘intellettualmente onesti’, ovvero chi ancora non vuol morire affarista, ha staccato la spina e se ne è andato.
Il progetto è fondare una nuova forza socialista, progressista e moderna. Ed anche promuovere una piattaforma che rimetta in discussione le abbondantemente morte certezze blairiane ancora sostenute da Renzi e dal suo Barnum.
Una cosa però i profughi non sanno. Troppi anni di distacco dalla realtà non hanno permesso che i nuovi archetipi dell’Era digitale fossero per loro non ‘sentito dire’, ma pane quotidiano.
La comunicazione fulminea, in tempo reale per usare un termine ‘pop’, centro nevralgico della diffusione della conoscenza e della sedimentazione delle memorie, non è parte della cultura di questi progressisti dall’animo nobile ma con una cultura del presente del tutto approssimativa.
Così i ‘profughi’ del Pd, paradossalmente come i ‘profughi’ del Sud del Mondo, vivono al centro di un gran serraglio mediatico nel quale tutti parlano di loro, ma senza che loro stessi possano dire anche una sola sillaba.
Sono fantasmi muti, neppure hanno una catena da trascinare per fare almeno un po’ di rumore. E rischiano, come i loro meno fortunati simili in fuga da guerra e miseria, di finire in un Cie per politici scomodi.
Quelli del Pd, infatti, macchina di potere opportunista e cinica, sanno bene come disporre le proprie pedine sullo scacchiere dei media e già dopo tre soli giorni dalla ‘fuga’ la ‘minoranza’ è stata raccontata alle folle.
‘Minoranza’ appunto, quindi quattro gatti. ‘Scissionisti’, gente di cui non fidarsi. Andati via per banalità da osteria (la data di un congresso) e per ‘odio’ nei confronti del Capo (Renzi). Rottamati (D’Alema) inciucisti alla ricerca di un riscatto personale, vecchi patetici (Bersani) biliosi e dalla battuta fessa, giovanotti inconsistenti (Speranza) che vengono dalla campagna, persino socialisti da Bandiera Rossa (Rossi) ancorati al paleolitico ed agli spettri della ‘classe operaia’.
Se subito i ‘profughi’ non romperanno l’incantesimo anche il migliore dei programmi politici sarà devastato da un ‘vissuto’ costruito dai media renziani (tutti) alla velocità della luce.
Speriamo che invece di improvvisare, per una volta, i profughi invece di salire su un gommone sappiano rivolgersi a chi possa salvar loro la pelle.