Il presidente del Consiglio teme la vittoria del NO al referendum e così ogni giorno è buono per gli annunci sul nulla.
Ieri è stata la volta dell’Ilva di Taranto. “In queste ore si è conclusa la negoziazione tra i Riva e l’Ilva e quasi un miliardo e 300 milioni arriveranno dalla famiglia Riva come compensazione grazie al lavoro di tutte le autorità. Questi soldi andranno a risanare Taranto e l’Ilva” ha comunicato il premier con enfasi durante una ‘diretta su Facebook’.
Chi ha firmato e soprattutto dov’è il comunicato ufficiale nel quale si conferma la notizia della fine della complessa trattativa? Quando si parla di cifre di quell’entità è un po’ strano che nessuno dei protagonisti si prenda la briga di spiegare meglio i termini sui quali si è chiuso un accordo.
Un paio di precisazioni sono necessarie. Mentre si aspetta con ansia di sapere come e soprattutto quando la famiglia Riva verserà la colossale cifra, i cittadini di Taranto sono scossi dopo il taglio dei giorni scorsi di 50 milioni da destinare alla sanità della città pugliese. I soldi erano indispensabili per l’acquisto di strumentazioni di diagnostica e per l’assunzione di 1800 persone, tra medici e paramedici, da impiegare nella lotta contro le patologie indotte dall’inquinamento dell’Ilva.
La catastrofe delle acciaierie ha una storia lunga trent’anni e secondo una commissione di inchiesta nominata dal Tribunale del capoluogo ionico dal 1998 al 2010 le emissioni della fabbrica hanno ucciso 386 persone. Brutale è stato l’impatto dell’inquinamento sui bambini. Così quel ‘risparmio’ è apparso a tutta la città come uno schiaffo in faccia.
Renzi si è difeso, sempre su Facebook, come al solito accusando altri, nello specifico il presidente della Commissione Bilancio della Camera, Francesco Boccia: “Ci sono state – ha detto con impeto – polemiche assurde sull’impegno del governo su Taranto che è in una situazione davvero difficile per colpa del passato. Noi siamo intervenuti in modo molto significativo, abbiamo messo 1,6 miliardi, di cui 1,3 risorse nazionali, 322 dalla giunta Vendola e 7 milioni dalla giunta Emiliano. Si dice che noi avremmo tolto l’emendamento con 50 milioni in più: il presidente della Bilancio che è pugliese ha ritenuto inammissibile l’emendamento. Che cosa c’entra il governo?”.
Le ‘imprecisioni’ del presidente del Consiglio sono state subito ‘corrette’ da Boccia stesso, che ha puntualizzato sempre sul social network: “Caro Matteo, ma è così difficile per una volta provare a dire ‘ho sbagliato’? Oppure semplicemente ‘vi assicuro che per la sanità tarantina troverò le risorse in un altro momento’? Sono costretto a scriverti anche qui perché da giorni sostieni una tesi infondata […] Il governo ha deciso di recuperare tutte le altre misure dichiarate inammissibili e riscritto gli emendamenti, ma non ha fatto lo stesso con i soldi per la salute dei bimbi di Taranto. Che senso ha continuare a far riferimento alle inammissibilità tecniche del 15 novembre? Erano tali anche gli altri, ma l’esito è stato diverso”.
Intanto l’associazione dei Genitori Tarantini dei bambini malati di tumore scriveva al premier: “Signor Matteo Renzi, Presidente del Consiglio dei Ministri della Repubblica italiana, per la seconda volta, come Genitori tarantini, Le scriviamo certi del fatto che, come successo in precedenza, non otterremo risposta […] Ci appare chiaro come il sole che Lei non ha alcun interesse verso i problemi della città di Taranto […] Al di là dei proclami da Lei enunciati durante la Sua prima visita nella nostra città, nulla ha fatto di quanto promesso […] seppur importanti i 50 milioni sono solo una misera considerazione del danno che avete procurato, Lei e i Suoi predecessori, a Taranto, ai suoi figli e al suo futuro; un minimo indennizzo per gli omicidi di Stato […] Siamo in attesa di un Suo invito in altra data, perché i Genitori tarantini non partono per venire a Roma ed essere additati come elemosinanti. In genere, vengono a Roma per fare curare i propri figli”.
Renzi è inarrestabile. Tra annunci da verificare, tagli di bilancio, emergenze sanitarie e accuse agli altri dilaga ovunque, ma il suo luogo preferito per esternare sono i monologhi infiniti su Facebook.
Almeno nel caso della trattativa sull’Ilva non sarebbe stata opportuna una conferenza stampa ufficiale nella quale distribuire ai giornalisti notizie chiare sui termini dell’accordo raggiunto? Invece a pochi giorni dal voto ecco l’ennesimo annuncio trionfalistico su un social network e nessuna prova concreta dell’accordo.
Nel frattempo a Taranto si rimane a guardare.