In questi settimane su Rai2 va in onda Rocco Schiavone. Quello che un tempo si chiamava ‘sceneggiato’ e che oggi è diventato ‘fiction’ è tratto dai romanzi polizieschi di Antonio Manzini.
Si tratta, meglio dirlo subito, un prodotto mediocre con un ascolto tuttavia abbastanza soddisfacente.
Per presentarlo RaiPlay scrive: “Rocco Schiavone è un vicequestore in forza alla Polizia di Stato, romano fin nel midollo, che si ritrova a dover svolgere le sue funzioni nella città di Aosta. È saccente, sarcastico nel senso più romanesco del termine, maleducato, cinico quanto basta; odia il suo lavoro, soprattutto odia Aosta. Però ha talento”.
Come sempre da molti anni i film italiani, sia quelli per la tv che quelli per le sale, sono brutti. Mal scritti, recitati peggio e con dialoghi improbabili, girati sciattamente, montati in modo maldestro e soprattutto mai in grado di rappresentare con obiettività la realtà italiana nulla hanno a che fare con quello che si realizza non solo negli Stati Uniti, in Francia o nel Regno Unito, in Canada, ma da un po’ anche nel Nord Europa, in Danimarca, Svezia e Norvegia.
Se, però, la crisi del cinema e della tv in Italia sono un dato di fatto non ci si può rassegnare alla permanente attività censoria di politici a caccia di visibilità.
Così il dottor Schiavone è diventato un problema di Stato, al pari della disoccupazione giovanile o dei disastri della sanità pubblica.
Ha cominciato il re degli esternatori, Maurizio Gasparri, secondo il quale un ‘tutore dell’ordine’ che dice le parolacce e si fa le canne è un “eroe per imbecilli”.
E per proteggere quegli ‘imbecilli’ il ‘Grande Twittatore’ ha presentato con Carlo Giovanardi e Gaetano Quagliariello una interrogazione parlamentare con l’intento di imporre alla Rai la sospensione della serie.
Tristemente noto per un numero ormai incalcolabile di dichiarazioni ‘improprie’ (“Stefano Cucchi era uno spacciatore abituato alle percosse tipiche dell’ambiente della droga” sic.) Giovanardi anche questa volta non si è risparmiato: “Fiction Rai ‘Rocco Schiavone’? Un farabutto, un delinquente di grosso calibro che si fa i cannoni, ladro, corruttore, corrotto, procacciatore di prostitute, violento, falsificatore di prove. Ma tutti tacciono e non condannano”.
Giovanardi, che nella sua carriera politica è stato uno straordinario viaggiatore, dalla Dc al CCD, poi all’UDC, quindi al PDL, al Nuovo Centrodestra ed infine ad IdeA, ha aggiunto: “E’ la prima volta al mondo che una tv di stato, pagata dai contribuenti, esalta questo delinquente. E’ esattamente il rovescio di quello che avviene in realtà in Italia: vengono criminalizzati poliziotti onesti che non hanno fatto assolutamente nulla da una campagna mediatica costante, vedi i casi Uva, Aldrovandi, Cucchi”.
In realtà il fatto che Schiavone prenda a sberle gli indagati ‘per fini di giustizia’ non è del tutto edificante, anche perchè il suo personaggio non è quello dell’anti eroe, tipo il ‘Cattivo tenente’ di Abel Ferrara. Il vice questore è invece un investigatore ‘acuto’ al quale non piacciono le regole e che incastra i colpevoli senza troppo badare alla forma.
In passato l’intervento politico più surreale contro una serie tv fu quello di Berlusconi nei confronti de ‘La Piovra’. Il capo di Forza Italia arrivò a sostenere che mandare in onda sceneggiati sulla mafia offriva al pubblico internazionale una cattiva immagine dell’Italia. Fargli notare che uno dei suoi principali collaboratori era Marcello Dell’Utri, poi condannato a sette anni di reclusione per concorso esterno in associazione mafiosa, allora non fu possibile.
Gasparri, Giovanardi e Quagliariello da parte loro forse non sanno che un film, anche se non particolarmente bello, rientra tra le opere dell’ingegno. E nell’anno del Signore 2016 pensare al rogo per il vicequestore Schiavone pare un po’ eccessivo. Anche perchè forse meglio se costoro si occupassero di quello per il quale vengono lautamente pagati, ovvero le sorti del Paese.